Qui le decisioni sono prese da tutti invece dei pochi: è per questo che la chiamiamo democrazia diretta. Qui ad e-Atene noi facciamo così.
Assicuriamo diritti eguali per tutti quelli che si lascieranno legittimamente riconoscere, ma noi non ignoriamo mai i meriti dell'eccellenza.
Quando un cittadino si distingue, allora esso sarà, a preferenza di altri, chiamato a servire, ma non come un atto di privilegio, come una ricompensa al merito.
Qui ad e-Atene noi facciamo cosė.
Il progetto senza fini di lucro, mira a creare una comunità certificata di utenti che possano operare in democrazia diretta.
Quando l'avrai usato, capirai davvero la sua straordinaria importanza. Democrazia diretta, e-voto, partecipazione le parole chiave.
Sei entrato in un sistema che permetterebbe ad ogni partito politico di attuare immediatamente la democrazia diretta.
di di Annalisa Cuzzocrea e Tiziano Toniutti
ROMA -
Nessuna certificazione del voto, nessun controllo di terzi sullo
scrutinio, nessun dato ufficiale sul numero degli elettori, sulla
suddivisione delle circoscrizioni o sui voti ricevuti dai diversi
candidati. Una sola certezza: con "Parlamentarie" fatte in questo modo,
senza un software certificato da un esterno, senza controlli di alcun
tipo ai seggi - seppure online - Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio,
nel segreto del server, avrebbero potuto fare, indisturbati, qualsiasi
cosa. Scegliere i capolista, manomettere le votazioni, recepire dei voti
e non raccoglierne altri. Quel che è certo, è che il "capo politico"
dei 5 stelle ha scelto la totale opacità. Il MoVimento che è entrato nei
consigli comunali e regionali con le webcam in mano, e che proclama di
voler fare lo stesso in Parlamento, sceglie i suoi "portavoce"
rimettendosi alla buona fede dei capi supremi. Che hanno deciso tutto: i
requisiti di chi poteva candidarsi e di chi poteva votare, la
suddivisione delle circoscrizioni, le inclusioni e le esclusioni ad
personam.
Corpo elettorale sconosciuto
Fino a
giovedì sera, giorno della conclusione del voto, non se ne sapeva
proprio nulla. L'unico numero conosciuto era quello dei candidati:
1.400. Poi, un post in cui si parla di 95mila "voti disponibili".
Qualcuno ha pensato si trattasse degli aventi diritto. Sbagliato: il
giorno dopo gli stessi attivisti segnalano che quel numero va diviso per
tre, perché ciascuno poteva esprimere tre preferenze. Quindi, il
corpo elettorale - coloro che sono stati abilitati a votare da Grillo e
Casaleggio - dovrebbe essere di 31.600 persone. Anche su questo, però,
non c'è alcuna certezza né alcuna ufficialità. Così come non si sa in
base a cosa siano state divise le circoscrizioni, visto che non si è
tenuto conto della maggiore o minore presenza del MoVimento nelle
diverse regioni (il che influisce non poco sul numero delle preferenze
che un singolo candidato riesce a prendere). Di più: di quei 31mila,
alcuni non sono riusciti o non hanno voluto votare. Secondo i dati
raccolti da alcuni attivisti, che si parlano sulla pagina Facebook "Solo
5 stelle", in Trentino avrebbero votato solo 173 persone, in Umbria
311, in Liguria 650, in Emilia 1.770. Che divisi per tutti i candidati,
fa una manciata di voti ciascuno.
Nessuna certificazione attendibile
"Non
dico che i risultati siano stati truccati, ma era sicuramente possibile
farlo", dichiara a Repubblica uno dei maggiori esperti di strategie di
Rete italiani. "Per evitare ogni dubbio, il MoVimento avrebbe dovuto e
potuto affidare a un agente terzo, magari una società di rilevazione
statistica come la Doxa, la gestione dei voti e dei conteggi,
certificandone la validità attraverso l'utilizzo di una struttura
esterna a Casaleggio Associati", ovvero la spina dorsale tecnologica
della presenza web di Beppe Grillo. "La mancanza di trasparenza dà adito
a congetture. è come se in una partita di calcio una delle squadre
facesse anche la funzione dell'arbitro. Per garantire l'elettore e i
candidati, invece, si poteva anche solo realizzare un sistema di
certificati elettronici collegati al codice fiscale, con la gestione
delegata a un terzo attore. Così il voto sarebbe stato sicuro. Le
"Parlamentarie" sono elezioni a costo zero, ma sono mancati i servizi
necessari per garantirne la veridicità e la trasparenza".
Il numero dei voti
Per
chi non ha votato, il numero delle preferenze ricevute dai candidati
resta un mistero. Consultando gli elenchi sul blog compaiono solo nome,
cognome e posizione in lista. Se però si accede al portale con le
credenziali utilizzate per votare, si arriva a una pagina in cui i
numeri dei voti compaiono, ma solo per la circoscrizione di competenza.
Nel Lazio 1 la capolista Federica Daga ne ha presi 390. La seconda,
Marta Grande, 335 e 332 la terza, Roberta Lombardi. Numeri esigui per
una consultazione da 95 mila voti previsti, anche nelle circoscrizioni
popolose. Il tutto, inficiato dall'impossibilità (o dalla possibilità
ripetuta) di votare per bizze del sistema, denunciata da alcuni aventi
diritto.
L'attestazione del voto
Nessun
documento, cartaceo o elettronico, ha certificato la votazione, com'era
stato inizialmente annunciato. L'unica testimonianza era data dal
sistema web che, quando si accedeva alla sezione elettorale nei giorni
del voto, mostrava la scritta "Hai votato". La schermata ora è sparita,
sostituita dai risultati. Lo "staff" (occorre ricordarlo, del tutto
misterioso) ha comunicato di aver avuto problemi con gli indirizzi
gmail, uno dei più diffusi. Sarebbe questa la ragione della mancata
ricevuta, così come delle mail non arrivate agli aventi diritto cui
erano state promesse come via libera al voto.
Le polemiche
Alcuni
dissidenti hanno lanciato una petizione in cui chiedono al "guru" "di
rendere immediatamente pubblici e trasparenti il numero totale certo
delle persone iscritte al Portale, di coloro che sono stati abilitati al
voto e dei votanti suddivisi per regione e provincia". Altri stanno
facendo un sondaggio online per verificare quante persone sono incappate
in problemi o irregolarità. Puntuale, un post scriptum apparso sul blog
minaccia: "Sono in corso alcuni tentativi di acquisire i dati degli
iscritti al MoVimento 5 Stelle tramite sedicenti sondaggi o censimenti
pubblicati su Facebook. Sono ovviamente degli illeciti e saranno
denunciati alle autorità". Anche stavolta, di risposte nel merito,
nemmeno una.
(10 dicembre 2012)
Utente: DANNA
Pubblico
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del 10/12/2012
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