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Qui le decisioni sono prese da tutti invece dei pochi: è per questo che la chiamiamo democrazia diretta. Qui ad e-Atene noi facciamo così.

Assicuriamo diritti eguali per tutti quelli che si lascieranno legittimamente riconoscere, ma noi non ignoriamo mai i meriti dell'eccellenza. Quando un cittadino si distingue, allora esso sarà, a preferenza di altri, chiamato a servire, ma non come un atto di privilegio, come una ricompensa al merito.
Qui ad e-Atene noi facciamo cosė.

Applicare la costituzione

  • Articolo 1

    Articolo 1

    il lavoro e la democrazia

    di Fabio D''Anna

    L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.

    La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.

    Il primo articolo della costituzione italiana stabilisce in due righe diversi principi fondamentali:

    - Il lavoro è una cosa fondamentale per l'intera società oltre che per lo sviluppo e la consistenza della dignità umana;

    - il popolo è il detentore del potere politico;

    - il potere del popolo sovrano è comunque limitato al rispetto della Costituzione;

    - lo Stato non è un patrimonio familiare e dinastico che si può trasmettere ereditariamente come un bene qualsiasi, ma è invece una "res publica", ovvero una cosa di tutti.

    - chiaramente i cittadini devono essere messi in condizione di esercitare la loro sovranità.

    Principi che non possono essere messi in discussione, tuttavia si deve necessariamente constatare che tutto ciò si rivela spesso più una speranza che un dato di fatto, l'attuazione nella vita reale non è stata in questi anni perseguita con la dovuta diligenza.

    Il lavoro, anche se non può essere considerato un diritto del singolo, dovrebbe essere messo al centro del sistema, dovrebbe rappresentare la prima preoccupazione per uno Stato che vuol garantire dignità  ai suoi cittadini. Negli ultimi anni, più che mai, stiamo invece assistendo ad un progressivo abbandono delle politiche sociali ed di occupazione e l'unico argomento al centro del dibattito politico è ormai costituito quasi esclusivamente dalle questioni economiche e finanziarie.

    I partiti che hanno un ruolo centrale e costituzionalmente garantito non sono regolamentati al loro interno dalla Legge e sempre più spesso essi vengono creati e/o gestiti senza opportune garanzie democratiche tra i suoi iscritti. Sono diventati centri di potere autoreferenziali che non garantiscono più interessi diffusi e libertà di partecipazione.

    Analizzando il sistema politico italiano ci si è reso conto dei limiti che i partiti impongono alla partecipazione democratica. Alcuni di essi sono fortemente patronali, partiti azienda, con brand proprietari che si tramandano il potere in un ambito ristretto e non meritocratico, anche il partito più democratico si limita ad attuare il minimo sindacabile facendo eleggere i suoi rappresentanti dai cittadini tra poche opzioni precostituite e non lasciando altro spazio agli stessi per incidere ulteriormente.

    Decidiamolo insieme garantendo l'attuazione della democrazia diretta all'interno della sua organizzazione e promuovendo forme di partecipazione dei cittadini alle attività politiche istituzionali si è posto un obiettivo ambizioso ma preciso di attuare la costituzione, in particolare porre le condizioni affinché il risultato della propria azione politica sia quanto più vicina possibile alla volontà del popolo sovrano. 



    Utente: DANNA

    Pubblico
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    del 24/03/2014

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