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Qui ad e-Atene noi facciamo cosė.

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  • Il nemico del mio amico non e' mio nemico

    Il nemico del mio amico non e' mio nemico

    La liberta' di stampa si difende anche quando non piace quello che scrive

    di Fabio D'Anna
    Ha destato particolare attenzione il modo in cui Di Maio si è scagliato con la stampa, esso infatti non si è limitato alla consueta critica mossa continuamente dai 5 stelle alla stampa di essere al guinzaglio del regime. Di Maio elencando gli articoli e gli autori a suo dire incriminati è come se avesse invitato l'Ordine dei giornalisti a sanzionare i suddetti. Si è scritto molto su questo argomento e sull'azione di Di Maio, io tralascio le mie considerazioni su di esso ma voglio focalizzare l'attenzione sulla reazione scatenata purtroppo nel tipico sostenitore grillino che giudicando l'intera stampa asservita al regime se ne augura il completo abbattimento.
    Uno di essi è arrivato a scrivere sui social: "La stampa di regime non va criticata perché la critica in questo caso è inefficace ! La stampa di regime va annientata e prima lo si fa meglio è! E' una questione di agibilità democratica e di libertà dal regime !!!" .
    Purtroppo l'atteggiamento non è un caso isolato ed è diffusa la convinzione grillina di stare combattendo una guerra santa contro un regime pseudo-dittatoriale che va combattuto con tutta la forza possibile e con ogni arma disponibile.
    Se non ci si rende conto che affermazioni di quel tipo rispecchiano la stessa cultura fascista che si dice di combattere, vuol dire che molti sostenitori 5 stelle hanno perso completamente di vista il buon senso. Per difendere la libertà di stampa dobbiamo essere disposti a difendere anche la stampa che non ci piace, perché pensare di avere la capacità di distinguere noi ciò che è giusto dall'ingiusto  è ciò che facevano i santi inquisitori quando torturavano ed uccidevano in nome di Dio.
    L'idea inoltre che la stampa sia tutta contaminata dal potere è sbagliata, fuorviante e pericolosa, le dinamiche non sono mai così semplici, con ciò non dico che il nostro paese sia il tipico esempio di una stampa limpida e priva di condizionamenti, nessuno è mai perfettamente libero, veniamo tutti condizionati dalla nostra cultura, dalle informazioni che ci raggiungono, dalle esperienze che facciamo. Siamo tutti condizionati, comuni cittadini ed anche i giornalisti, che a sua volta condizionano gli altri. Conosco molti elettori del PD, altri di FI, la loro visione è diametralmente opposta alla mia eppure so che la loro convinzione è autentica, loro sostengono posizioni diverse, perché partono da precondizioni diverse, informazioni diverse, esperienze diverse, non sono bande di delinquenti iscritti alla mafia o alla massoneria, hanno semplicemente un'altra visione del mondo che li porta a credere più facilmente in ciò che dice Renzi, piuttosto che in Berlusconi, piuttosto che in qualcun'altro. Non devo condividere ciò che dicono per poterli accettare, per poter rispettare il fatto che pur essendo, a mio vedere, completamente fuori strada siano comunque in buona fede, onesti come può esserlo o no qualunque grillino.
    I giornalisti non sfuggono a questa logica e non sono liberi, sono condizionati esattamente come noi, facile pensare che lo sono semplicemente perché al soldo di qualcuno, può essere vero in alcuni casi, non lo è per tutta la stampa. Un giornalista, quando pensa di avere una notizia dovrebbe pubblicarla, nel farlo però sono tanti i condizionamenti che intervengono:
    1. se non è sicuro di quello che pubblica non lo fa;
    2. se la sua cultura politica è X sarà portato a credere che le cose negative imputate ad X siano false e quelle positive vere (come tutti noi);
    3. inevitabilmente influirà il pensiero: come reagirà il pubblico dei miei lettori?
    Spesso siamo orientati a credere che la linea editoriale sia semplicemente frutto dell'azione del padrone. In verità ogni giornale deve pur vendere e quindi non può infischiarsene del gradimento di chi quel giornale lo compra, spesso il target di acquirenti è orientato politicamente per tradizioni ormai consolidate, i giornalisti anche inconsciamente non possono non tenerne conto.
    La differenza divergente di opinioni tra social e giornali può essere considerata nettamente a sfavore dei 5 stelle nei media tradizionali rispetto ai primi anche per la sapiente capacità della Casaleggio Associati di presidiare il web, questo può indurre a pensare una disparità di trattamento dei giornali ma la realtà è che chi spende denaro per acquistare una copia di un giornale cerca qualcosa di diverso rispetto ai social ed al web.

    Utente: DANNA

    Pubblico
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    del 14/02/2017

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